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Tragedia invisibile: la violenza di genere

Ieri, 28 novembre 2014, presso Cassano delle Murge (BA) si è tenuto il convegno sulla violenza di genere, organizzato dall’A.P.S. No more-difesa donna in collaborazione con il Melograno.

Evento moderato dall’Avvocata Raffaella Casamassima nonché presidentessa dell’associazione No more-difesa donne, con l’intervento della Dott.ssa Giulia Sannolla Funzionaria Welfare Regione Puglia, del Dott. Ubaldo Pagano Coordinatore ambito territoriale Sociale di Grumo Appula e della Dott.ssa Ivana Canevari Assistente sociale del Centro Antiviolenza il Melograno dell’ambito territoriale Conversano, Polignano, Monopoli.

CONVEGNO

Ospiti dell’evento il sindaco di Cassano delle Murge Vito Domenico Lionetti e Rosamaria Scorese, con la sua toccante testimonianza sulla sorella vittima di femminicidio Santa Scorese.

L’evento ha avuto luogo nella sala consiliare del comune di Cassano delle Murge.

Tematica centrale la violenza di genere, quando parliamo di “violenza di genere” ci riferiamo alla violenza contro le donne, interesse del convegno era svelarne le cause, individuare i mezzi per contrarla e sensibilizzare gli individui ad un tema fin troppo spesso sottovalutato.

<<Non si esce dalla violenza se non si fa un salto culturale>>,  queste le parole del suggestivo intervento della Dott.ssa Sannolla, che fa luce su uno dei punti più deboli della nostra società, parole come “cronaca rosa”, “violenza”, “vittima”, “sesso debole”, sono all’ordine del giorno, basta accendere la televisione su di un telegiornale per esserne subito inondati, “no more” come l’associazione ha voluto significativamente chiamarsi, vuol dire “mai più”, eppure accade ancora fin troppo spesso.  

La violenza è un fatto strutturale, è insito nella nostra cultura, si sviluppa nelle mura domestiche perché la nostra cultura si basa sulla differenza dei generi, non è solo una malattia sociale, ma è anche una malattia del settore sanitario, delle politiche attive di lavoro. Spesse volte le donne uscite dal tunnel della violenza si ritrovano smarrite senza strutture alle quali poter fare riferimento, soprattutto se in questa lotta hanno visto le loro famiglie voltare loro le spalle, la violenza è un problema di tutti, fin troppo ancora sotterrato dall’omertà, dalla disorganizzazione degli enti di riferimenti o, peggio ancora, dalla loro assenza nel territorio.

La violenza va combattuta fin dall’infanzia, tra gli stessi banchi di scuola, è un dovere di tutte le figure educative.

Un problema scottante e fondamentale riguarda la corretta formazione delle figure che si trovano a lavorare con la violenza e con donne spaventate e madri, per effettuare una corretta valutazione del rischio quando queste donne giungono a chiedere aiuto, bisogna fornire loro protezione e guidarle prudentemente nell’allontanamento dal covo del maltrattamento.

Il fenomeno della violenza ha un andamento ciclico: sorge la discussione, la donna è più abile nel parlare oppure non ha intenzione di cedere, l’uomo sente che sta perdendo il controllo sulla donna, la violenza fisica è una conseguenza della perdita di controllo e lo conduce a ritrovarlo sulla situazione e sulla donna stessa, la fase che ne segue è la cosiddetta “fase della luna di miele” in cui l’uomo, colto dai sensi di colpa, dalla vergogna e dal pentimento, fa false promesse ovvero promette che non lo farà più, seguono sorprese e regali, ma questo è un breve periodo prima che il fenomeno si ripresenti.

La prima rivoluzione culturale deve avvenire nel nostro linguaggio, il CAV, infatti, si fa promotore a livello regionale dell’eliminazione del termine “abuso”, che in italiano vuol dire eccedere in un qualcosa che è lecito, la violenza in ogni quantità e in ogni forma non è mai lecita, dunque non utilizzeremo più il termine abuso ma “maltrattamento” o “violenza”, per indicarne il categorico rifiuto.

Fondamentale nello scenario di un maltrattamento quotidiano è non dimenticare gli “spettatori”, ovvero i figli, vittima di una violenza assistita verso una persona da loro amata, che giorno dopo giorno fa maturare in loro un disagio e non di rado diventano adulti che emulano le azioni un tempo assistite. Donne forti ma anche svuotate e stanche, che non sempre hanno le energie per tutelare i loro figli, spesse volte queste violenze vengono compiute dietro il silenzio di una porta relativamente distante all’interno della casa, credendo che questo basti a renderli ignari di quello scempio, ma non è così. Donne che giorno dopo giorno al fianco dei loro figli si sentono incapaci di guardarli per il dolore del non riuscire, del non poterli proteggere, i figli sentono, chiusi nel loro silenzio, direttamente l’effetto di quelle violenze sulla madre.

Fondamentale è non consigliare alle donne che riescono a chiedere aiuto e che vogliono allontanarsi dal maltrattamento, la separazione consensuale o la mediazione familiare, perché questo vorrebbe dire NON ammettere la violenza, essere complici di quella violenza, lo scopo degli enti di riferimento è dare a queste donne dei consigli e prospettare i rischi, ma la decisione finale spetta a loro.

Toccante ed incredibilmente emozionante è stato l’incontro con Rosamaria Scorese, che ha portato con sé la testimonianza della tragica vicenda vissuta dalla sorella, Santa Scorese, una giovane ragazza vittima del fenomeno oggi noto come stalking.

Santa Scorese è morta ventitreenne per mano di uno stalker affetto da problemi psichiatrici il 15 marzo del 1991.

La storia di Santa è la storia straordinariamente ordinaria di una giovane ragazza dai grandi sogni, dall’animo allegro e fortemente altruista, amica di tutti, unita indissolubilmente alla sorella (maggiore rispetto a lei di quattro anni) ed incredibilmente credente.  

Santa sognava di fare il medico, credeva fortemente nei suoi sogni ed infatti tassello dopo tassello li stava realizzando, frequentò il liceo classico a Bari e terminato il liceo si iscrisse a medicina che lasciò per intraprendere gli studi pedagogici.

La storia di Santa incontra il suo dramma proprio calcando quelle vie che la conducevano in Facoltà o in chiesa, luogo da lei tanto amato, infatti fu proprio recandosi presso la cattedrale di Bari che si accorse di essere seguita, Santa accelerò il passo e giunse in chiesa, dove il parroco, a lei molto affezionato, la mise in guardia su quello strano individuo che tempo fa la chiesa stessa allontanò per i medesimi rischi, ma da quel momento Santa quell’individuo l’avrebbe incontrato molto spesso.

La famiglia della giovane ragazza l’accompagnava ormai ovunque senza lasciarla mai sola, fu solo una sera, in uno dei tanti incontri della catechesi giovanile alla quale Santa prendeva parte che, nel rientro, dopo gli innumerevoli inviti degli amici nel riaccompagnarla, Santa che aveva la macchina a soli due gradini dalla chiesa, non lo reputò necessario, ma purtroppo quella sera, Giuseppe, il suo aggressore, non si fece attendere, l’aggredì e sotto casa della ragazza citofonò alla famiglia, che sempre all’erta, avvertì il pericolo, ma quando si affacciarono dal balcone purtroppo fecero in tempo solo ad assistere all’assassinio della figlia. La madre si precipitò per medicarla dalle coltellate insieme al padre in preda alla disperazione, ma purtroppo per Santa non vi fu più nulla da fare una volta giunta in rianimazione.  

Santa come ultime parole pronunciò: “Sappi che qualunque cosa mi succeda….io ho scelto Dio!” 

La famiglia di Santa aveva esposto innumerevoli denunce vane, aveva invitato la famiglia dell’aggressore, consapevole dei disturbi psichiatrici del figlio, infinite volte a provvedere ad aiutarlo, ricevendo come risposta di fornire loro gli orari ed i giorni delle lezioni di Santa, così da impedirgli di uscire in quei momenti, invito ragionevolmente rifiutato dalla famiglia della ragazza. Santa non si era mai arresa ed ha lottato pur consapevole si scontrarsi contro un muro certo.

Santa nella sua giovane vita si era dedicata agli altri, non solo per predisposizione caratteriale, ma anche per una forte vocazione che nutriva ma che ancora stava cercando di comprendere. Oggi Santa è in processo di beatificazione, anche se la sorella, Rosamaria, faceva comprendere, giustamente, che ottenere una giustizia ultraterrena, non vanifica la necessità di quella terrena.

 La drammatica storia di Santa è una delle tante tragedie dipinte di rosa, ma è diversa da tutte le altre, che possa questa storia di denuncia essere un barlume di luce nel buio della violenza, un urlo per tutte quelle violenze taciute, che stimoli tutte quelle donne che vivono questa terribile situazione di difficoltà a chiedere aiuto, a non vivere in una condizione di dipendenza, a riconoscere le qualità che possiedono e la forza insita in loro.

La violenza è, oggi più che mai, all’ordine del giorno, sempre più facilmente reperibile dietro strumenti apparentemente innocui, come internet, luogo dalle false identità dove celarsi con profili fittizi è elementare. Strumenti accessibili a chiunque a tutte le età, basta girare sul web per vedere le reti inondate di foto d’ogni genere, strumenti adulti, potentissimi, usati per gioco ma tante volte nel gioco si incontra il pericolo, si pensi a quante conoscenze si fanno tramite internet, un’azione ormai quasi di prassi nella sua pericolosità, senza sapere chi stiamo andando realmente a conoscere, un salto nel vuoto che spesso termina nella violenza. Internet è uno strumento potentissimo che può usare chiunque e le famiglie non possono e non devono rimanere insensibili a questa tematica: occorre che seguano i figli, che li indirizzino verso l’uso più corretto di questi strumenti e a non fidarsi di tutto quello che vi leggono.

Ringrazio l’associazione No more-difesa donna per il lavoro che svolge, per il sostegno che offre, per l’informazione e ringrazio vivamente Rosamaria Scorese per la sua toccante testimonianza, per raccontarla, per farla conoscere, per la lotta che compie quotidianamente, per l’informazione che offre a tutte quelle donne che, come sua sorella, vivono il dramma della violenza.

Che queste urla che squarciano il silenzio della violenza, diventino presto un coro, perché la violenza è un problema di tutti ed abbiamo tutti il dovere di unirci ed urlare per rompere l’omertà.

Per tutte le donne vittima di violenza eccovi i contatti dell’Associazione di Promozione Sociale No more-difesa donna, non restate in silenzio (offre servizio di primo ascolto GRATUITO):

Numero utile attivo 24h: 391.4278821

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